QUANDO LA PRESENZA MENTALE NON BASTA
Mindfulness nelle carceri, Mindfulness nella scuola, Mindfulness nelle aziende, Mindfulness per la gestione dello stress, Mindfulness per le dipendenze, Mindfulness per i disturbi alimentari, Mindfulness per la gravidanza…ma anche Mindfulness per l’addestramento dei cecchini nelle forze armate e Mindulness per i giocatori in borsa.
Ma allora, cosa è mindfulness e cos’è la Mindfulness?
Proviamo a fare chiarezza nell’universo complesso di ciò che oggi viene chiamato “mindfulness”, soprattutto rispetto a ciò che Mindfulness è per come è stata elaborata, poco più di trent’anni fa, quando è sorta nei sotterranei di un ospedale di Worcester, in Massachusetts, per opera di uno scienziato – meditante – Jon Kabat Zinn. E rispetto a quello che ne è il più ampio e profondo terreno fondante.
In questo senso, parlando di Mindfulness, la distinzione da fare è tra la Right Mindfulness, l’MBSR e le diverse applicazioni della Mindfulness che originano dall’MBSR. All’esterno e un po’ in disparte lasceremo l’insieme a tratti disorientante delle attività più svariate che si servono della Mindfulness come di un allettante aggettivo tra gli altri, spesso cavalcando l’onda di un mercato entusiasta, ma perdendone il valore specifico, se a tal punto dimentichi del suo contesto d’appartenenza. È l’ombra di quella che alcuni definiscono McMindfulness.
Partiamo allora dall’origine, dal significato letterale della parola: Mindfulness è la traduzione inglese di Sati, in lingua Pali, in italiano “consapevolezza” e “presenza mentale”. Il primo ad aver utilizzato il termine Mindfulness è stato il monaco zen vietnamita Thich Nath Hanh; il secondo, il biologo americano Jon Kabat Zinn alla fine degli anni Settanta, a Boston.
La Mindfulness ha il suo terreno d’origine circa 2500 anni fa, nell’alveo della pratica di consapevolezza di tradizione buddhista. In questo senso, la Mindfulness è Right Mindfulness, ossia “retta consapevolezza o presenza mentale”, uno degli elementi del Nobile Ottuplice Sentiero.
Dal contesto classico della pratica e della saggezza buddhista, in particolare dalla tradizione Theravada della meditazione Vipassana, diffusa nell’Asia meridionale e sud-orientale, deriva la Mindfulness nella sua giovane accezione occidentale, famosa in tutto il mondo e che si deve appunto a Jon Kabat Zinn. In questo caso, la Mindfulness si presenta come l’integrazione secolarizzata della pratica di consapevolezza in un programma clinico: l’MBSR, o Mindfulness Based Stress Reduction. Si tratta di un protocollo basato sulla pratica della meditazione di consapevolezza, nato in campo medico per insegnare ai pazienti del Medical Center dell’Università di Worcester a gestire stati di dolore cronico e malattie croniche, risultate recalcitranti a qualsiasi altro trattamento tradizionale. In poco tempo, quello che era un programma pionieristico offerto nei sotterranei di un ospedale universitario, nel 1979 ha preso forma in una Clinica interamente dedicata all’MBSR.
Oggi questo protocollo basato sulla Mindfulness è diffuso nelle istituzioni mediche di tutto il mondo, un numero di ricerche in crescita costante ne ha misurato e ne misura scientificamente gli effetti, ed è definitivamente riconosciuto e validato dal punto di vista scientifico. Tutto questo ha fatto sì che l’MBSR sia gradualmente uscito dal suo contesto clinico di nascita, per essere sperimentato in un campo sempre più diversificato di ambiti applicativi, fino ad essere proposto come una via specifica per prendersi cura di un bisogno universale degli esseri umani: il desiderio di felicità, inteso come autentico ben-essere, come via d’accesso alle personali risorse interiori per essere in armonia con la propria vita, in termini di comprensione e possibilità di trasformazione.
Ma allora come un percorso strutturato di consapevolezza, attraverso cui vengono piantati semi di conoscenza profonda di sé e cambiamento, e che si apre ad essere l’inizio di un nuovo modo di coltivare la propria vita, diventa solo una tecnica, e una tecnica vendibile ovunque e utilizzabile ad ogni costo? Al punto che anche del cecchino mentre prende la mira, si può dire che è mindful?
La Mindfulness è davvero solo presenza mentale? E la presenza mentale è davvero solo concentrazione efficace ed efficiente? Soprattutto, si può ricorrere alla Mindfulness come a uno strumento orientato al raggiungimento aspecifico di obiettivi?
Quello che è necessario ricordare, per non snaturare l’essenza stessa del dono della consapevolezza, è che Mindfulness è la sinergia vitale di presenza mentale e etica e saggezza, in cui un elemento nutre l’altro, imprescindibilmente. La presenza mentale che è qui in gioco, senza altrimenti poterla chiamare Mindfulness, è allora una caring mindfulness: una consapevolezza che illumina l’esperienza per prendersene cura, con compassione, discernimento, e in maniera non ego-centrata, bensì aperta alla responsabilità sentita dell’interrelazione che ci lega nella vita.
E allora quando si propone la Mindfulness si sta proponendo un nuovo modo di essere con la propria esperienza, quando si sceglie la Mindfulness si sta scegliendo di iniziare un viaggio di auto-indagine, per cui ne va della presa in carico della totalità della propria esistenza, con al cuore un’intenzione e un’attitudine insostituibili da facili strumentalizzazioni: imparare ad essere svegli all’unico momento che ci è dato da vivere, il presente, e farlo con un’attitudine di amorevole comprensione e apertura.
La Mindfulness allora non è una tecnica, ma è un modo di essere; non è un rimedio factotum, ma è un processo, con le caratteristiche di energia e dedizione intrinseche ad ogni processo, che dona un nuovo stato della mente.